NON HO L'ETÀ – Quando la discriminante è il numero di primavere
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Salve a tutti, sono Manuela Celidonio, non più freschissima, ma sempre entusiasta L2, e vorrei portare alla vostra attenzione un aspetto non proprio trascurabile dei nostri amatissimi giocatori: l’età.
Ho iniziato a giocare a Magic nel 1995, quando avevo 19 anni; da allora non ho mai smesso: nel 2012 ho trasformato la mia passione in un lavoro aprendo un negozio; a marzo 2018 ho ottenuto la certificazione da L1 all’età di 42 anni.
Come si suol dire, non è mai troppo tardi... In effetti no, non lo è.
Probabilmente, non si pensa che l’età possa essere motivo di discriminazione.
Nella nostra veste di arbitri dobbiamo garantire una corretta e divertente esperienza di gioco a tutti i giocatori, a prescindere dall’anno di nascita; dobbiamo tener presente che a seconda dell’età ci potrebbero essere diverse esigenze, a cui dobbiamo essere pronti a far fronte.
Che scocciatura, una vita per fare un turno
Ho sentito spesso una frase come questa pronunciata da un giocatore abituale (20 – 25 anni) accomodandosi a un tavolo e trovandosi di fronte un bambino/a tra gli 8 e i 12 anni. I bambini o gli adolescenti sono a volte considerati una scocciatura dai giocatori più esperti, che non vogliono rischiare una patta ad un torneo per non rovinarsi il punteggio o il rating; purtroppo a volte non hanno pazienza, incitano il giovane a giocare più velocemente dicendo “eh dai questa carta fa questo!”, oppure, meno spesso, pensano che l’inesperienza del giovane avversario possa farli vincere più facilmente, essendo convinti di trovarsi di fronte a sprovveduti sempre e comunque.
Ovviamente ho posto l’accento sui casi più ostici e problematici, che si verificano per lo più in tornei più competitivi, magari con un premio interessante in palio; nei formati più casual o nel gioco organizzato di tutti i giorni, fortunatamente regnano spesso la collaborazione, la voglia di imparare e confrontarsi serenamente.
Cosa possiamo fare noi arbitri per garantire un’esperienza di gioco serena per entrambi i giocatori?
Come prima cosa, cerchiamo di capire il livello di conoscenza del gioco da parte del giovane: non è detto che sia lui quello in difficoltà! Inoltre, facciamo sentire la nostra presenza all’inizio del game, sia per rassicurare il più giovane, sia per prevenire alcuni atteggiamenti negativi da parte del “veterano”.
Se ci rendiamo conto che i giocatori si trovano sullo stesso piano, nessun problema: appena il giocatore più grande si renderà conto di trovarsi di fronte un suo pari, smetterà di pensare all’età del suo avversario e si concentrerà sul gioco.
Se il bambino/adolescente è un giocatore inesperto e magari si trova al suo primo torneo competitivo , spieghiamogli che ci sono delle differenze con gli altri tipi di tornei a cui è abituato, ma che può contare su di noi per qualsiasi dubbio. Per il resto, ricordiamoci che anche se giovane e inesperto è comunque un giocatore “come un altro”, quindi ha gli stessi diritti e doveri del suo avversario.
Ricordo in particolare un undicenne a un Pptq; il giocatore contro cui si scontrava al primo turno di svizzera era convinto che fosse per il giovane il suo primo torneo competitive, e di conseguenza giocò molto rilassato, per perdere poi 2-1: in realtà il ragazzo accompagnava il padre ogni settimana in giro per la regione a giocare, di conseguenza era già un giocatore abbastanza esperto a dispetto della sua età. Inutile dire che questa situazione provocò grande ilarità tra gli amici del giocatore perdente, difeso poi dallo stesso giovane che li sfidò dicendo che anche loro avrebbero perso contro di lui, perchè avrebbero fatto lo stesso errore dell’amico, sottovalutandolo.
Lo saprà che non esiste più il mana burn?
Bei tempi quando si attingeva mana “gratis”, perdendo punti vita e ci si accingeva a fare lo scambio con Mirror Universe… Di fronte al giocatore storico (mediamente over 40-45), possiamo trovarci due tipi di reazioni nell’immaginario del giocatore di Magic:
- Una sorta di “timore reverenziale” di fronte a una persona che conosce il gioco dai suoi albori, ne ha visto l’evoluzione, ne conosce tutti i segreti (anche di abilità ormai obsolete che non vengono più ristampate)
- Fastidio nel giocare con un giocatore “vecchia maniera” ancorato al passato, a stili di gioco non performanti, che trova difficoltoso adeguarsi a nuove meccaniche, che non vede di buon occhio i Planeswalker, i loro bizzarri emblemi, e che non capisce bene cosa ne debba fare delle energie.
Ora, avere il doppio degli anni di uno studente universitario non significa glorificare il passato, non adeguarsi ai cambiamenti di regole, all’ampliamento del gioco, e, soprattutto, non significa neanche essere più bravi dei più giovani: significa, semplicemente, che si gioca da più tempo, oppure, in alcuni casi, che si è iniziato a giocare più tardi rispetto ad altri.
Anche in questa eventualità, per assicurarci che la partita si svolga in un clima tranquillo e privo di tensioni, possiamo verificare che il giocatore più anziano sia effettivamente aggiornato sul regolamento (in modo da non essere, intenzionalmente o meno, messo in difficoltà dal suo avversario).
Spesso alcuni giocatori nati del terzo millennio hanno la percezione che un cinquantenne che giochi ancora al nostro gioco preferito sia un bambino non cresciuto, e che se non è arrivato a certi livelli alla sua età è inutile che continui a giocare… come se Magic non possa essere solo svago!
In casi molto più sporadici, potremmo dover aiutare un giocatore a tradurre una carta dall’inglese (purtroppo una parte di noi “vecchietti” non ha dimestichezza con le lingue straniere come i giovincelli) o aiutarli a leggerne una se magari si è dimenticato gli occhiali… sono situazioni non frequentissime, ma vanno tenute in considerazione perché potrebbero verificarsi.
In conclusione, spero che questa chiaccherata sull’età dei giocatori e sugli stereotipi ad essa legati vi abbia fatto riflettere su come spesso si etichettino e discrimino le persone non solo in base al sesso ma anche in base alle primavere; ricordatevelo la prossima volta che vi trovate di fronte una deliziosa bambina o un simpatico signore di mezza età ad un torneo: potrebbero essere Dana Fisher o Gary Campbell in vacanza in Italia! Ovviamente questo non vale solo per i giocatori, ma anche per noi arbitri: non facciamoci ingannare, non facciamo l’equazione “troppo giovane avrà bisogno di aiuto” o “ persona matura, sicuramente esperto o rimasto indietro a livello di regolamento”.
Quando arbitriamo i giocatori sono tutti uguali per quanto riguarda diritti, doveri e livello di assistenza di cui potrebbero avere bisogno; sono, invece, tutti diversi nel loro relazionarsi agli altri, nel senso che danno al gioco, nelle problematiche che potrebbero avere e nell’arricchimento o meno che possono dare a tutti gli altri.
Revisione a cura di Walter Zarà e Eleonora Siorpaes