Report Magic 30 Vegas
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Non scrivo un report da torneo da un po'. Quando lo facevo in passato non riuscivo a capire le scelte di altri arbitri che andavano da qualche parte toccata e fuga. Partner da cui tornare, lavori da cui non si potevano prendere ferie, fantasticherie che un ventenne non conosce e che invece il trentenne che sono diventato sperimenta tutti i giorni. Questo è il racconto della mia seconda volta a Las Vegas, stavolta senza viaggi da 7 ore andata e 7 ore ritorno in giornata per il Grand Canyon, e senza visite al Heart Attack Grill, dove ti travesti da paziente e se non finisci tutto le cameriere-infermiere ti sculacciano.
Prima novità: viaggio con volo sovvenzionato dall'organizzatore e accesso alla lounge. Il segmento lungo da Roma a Dallas l'ho passato scrivendo offline il report di una conferenza su un software che utilizzo al lavoro e preparandomi per un colloquio per cui spero mi chiameranno, inseguendo un posto fisso per dare stabilità alla programmazione familiare, invece di provare a vivere di tornei (non si poteva nel 2019, né tantomeno adesso). La lounge a Dallas ha un open bar fornito di qualsiasi cosa: dieci tipi di tequila diversi, quattro champagne in bottiglie di tutte le forme, ma non ho più i reni di una volta e mi trovo costretto a rapidi assaggi, e ai primi colpi di tosse mi fermo. Atterro e ci ostiniamo a dire mercoledì nonostante siano passate 36 ore. Dopo quaranta minuti di pullman faccio il check-in nell'albergo in cui condivido la stanza con Riccardo Tessitori, ancora a New York. L'alloggio è stato garantito a tutto lo staff, peccato che a Las Vegas la maggior parte degli alberghi siano casinò, e qualche giovane arbitro si è visto rifiutare l'ingresso per non avere 21 anni compiuti. Dal 38esimo piano si vedono le copie della Tour Eiffel e della Piramide più a sud nella strip e in basso un complesso di piscine a scalinata, davanti a sei maxischermi che trasmettono NFL, NBA, baseball e hockey su ghiaccio. Cerco di tirare rispondendo alle mail di lavoro e riabbraccio Tex proprio quando si sveglia la mia ragazza. Veloce chiacchierata anche con lei e verso le due mi addormento.
Giovedì ci svegliamo per andare a fare il set up dell'evento. A differenza dei tornei europei, dove si partiva con la sala esposizioni vuota e bisognava partire da prese, impianti audio, tavoli e sedie, qui tutto questo è già fatto, com'è solito negli Stati Uniti. Cosa particolare di questo magic 30 è il branding: si tratta di un festival, di cui i tornei rappresentano solo una parte. E allora per cosa servono cinquanta arbitri? Per cercare di inventariare e preparare il prodotto per diecimila persone. Il mio team ha dovuto gestire materiale chiuso in una gabbia con due lucchetti, box di Modern Masters e Collector Booster erano solo l’antipasto, da lì siamo arrivati fino a cercare di creare draft set di Zendikar e Worldwake, Mirrodin originale, Mirage, il draft Beta della top 8 della domenica e cose così. Verso l'orario di cena veniamo congedati e vado a rilassarmi nella piscina riscaldata. Con le ultime forze dedico un'ora a rispondere alle questioni di lavoro urgenti e poi mi allungo nel letto king size.
Venerdì mattina non ci sono ancora tornei e Pastimes ha provato a organizzare una conferenza per centinaia di arbitri, ma senza JudgeApps e con le nuove leggi sulla privacy online, comunicare in massa con gente che non sa ancora di essere tua amica è un'impresa. Qui incontro Matteo Brutti, che ha impostato il viaggio diversamente, atterrando a Los Angeles e noleggiando un'auto fino in Nevada, contando di vedere anche San Francisco al ritorno. Gli interventi sono stati un tour della sala e informazioni sulle sfide dell'organizzazione di un evento del genere, e poi vari spoiler da parte di Judge Academy sui piani per il 2023 (che non saranno più spoiler quando questo report verrà pubblicato). Finito ciò mi rimane ancora un po' di tempo per l'acquisto di gadget per amici, come spille con Space Jace e magliette commemorative. Faccio la fila con Federico Calò, che invece è venuto da giocatore, o come bisognerebbe dire adesso, da partecipante. Dopo pranzo inizio ad arbitrare, ricoprendo lo stesso ruolo sia venerdì sia sabato, con quasi lo stesso team: floor judge di uno dei tornei modern che premiano con la possibilità di draftare beta. Il mio scorekeeper è Michele Vianello, estasiato dal fatto che per motivi di privacy non possiamo appendere liste di nomi completi, quindi ≪Divertiti a trovare il tavolo giusto! Caro "John Sa", siete in tre!≫, accorgendoci invece di quattro "Mary Pe", statisticamente meno probabili, capiamo anche che nel reporter non abbiamo i nomi dei giocatori, ma di chi ha pagato l'iscrizione: "Mamma lo compri tu anche per il mio amico e suo fratello? Poi il loro padre ci porta." Quando incrociate Tex e volete farlo diventare paonazzo, chiedetegli del Team Trios, in cui ci sono tutti i giocatori ma senza team assegnato.
E fu sera e fu mattina. Sabato inizio tardi di nuovo ma mi reco in sala presto. Nella judge room (situata al dodicesimo piano di un altro palazzo) c'è sempre un'anima buona che ha comprato bagel o anche pizze intere da condividere, sono gli arbitri che si sono certificati per dare una mano agli altri, e gli “altri” non sono solo giocatori, ma anche colleghi. Ho detto che i tornei sono solo una parte del weekend, l'altra parte sono una Weatherlight scala 1:2, statue di cera di planeswalker, un auditorium dove oggi ascolto un intervento in diretta di Richard Garfield, moderato da BDM, e dove domenica vedrò in diretta coronare il campione mondiale. Giro per mezz'ora per ritirare delle carte firmate per un amico, tanti sono gli artisti che non riesco a trovare quello giusto, e arrivo giusto in tempo al torneo. Oggi mi spiazzano con interazioni che non esistevano ai miei tempi, quando Ragavan era solo una pedina e poco gli importava di Dress Down quando si usava dash o non esistevano terre saga. Quello che succede con spreading seas o blood moon lo sanno tutti, ma nessuno mi sa spiegare perché. Provo ad andare a dormire presto perché domani sarà una giornata molto lunga.
Domenica tutti hanno il turno del mattino e io sono il capo arbitro di un centinaio di persone che giocano pioneer sealed. Un sealed, cioè con una busta di ogni espansione in pioneer, 36 o giù di lì. Le istruzioni che bisogna dare ai giocatori ovviamente cambiano, aprire tutto insieme e riporre gli incarti non stropicciati nelle longbox diventa un obbligo, così come anche un consiglio da amico, "Fidatevi che se volete giocare un qualsiasi archetipo, 36 playable secondo me le trovate, magari decidetelo prima di spulciare 500 carte in un'ora". Fila tutto liscio e fino alle cinque-sei rimpiazzo gente in pausa, fino a quando veniamo liberati. Preparo delle mail in draft da mandare appena diventerà orario di lavoro e mi reco alla festa dello staff. Hamburger e patatine, soda quanta ne vuoi, gli incontri e le attività che rendono l'atmosfera un po' surreale. Ti stai leccando le dita di maionese e passa Aaron Forsythe a chiederti "Ma tu, come organizzeresti un GP?", si sente la voce di Gavin Verhey che chiede se qualcuno vuole giocare a commander e poco dopo arriva Melissa DeTora con un box di Mystery Booster ("Fossi in te lo terrei") e tre buste di Unfinity ("Per adesso"). Nota per i posteri: la meccanica "Chiedi a qualcuno non nella partita" è ancora più divertente quando tutti intorno a te sono brilli.
Diventa a un tratto lunedì e bisogna lasciare la festa per andare in aeroporto. Per strada capatina al Caesar's Palace a prendere le carte da poker giocate che mi hanno chiesto come souvenir. In quel momento chiamata urgente di lavoro. Che faccio? Mi siedo sulla poltrona di una slot e prendo la chiamata senza video ("Questi rumori?” - “Ci sono i lavori in strada", ma erano roulette). Mando anche le mail che avevo preparato in draft, già che ci sono. Fila da Guinness World Records alla sicurezza all'aeroporto, prendo posto sull'aereo, dormo male fino a Philadelphia e poi di nuovo fino a Roma. Martedì mattina da lì Leonardo Express, cambio la camicia nera con la camicia bianca nel bagno del treno e sono pronto per andare in ufficio. C'era un altro modo di gestire il tutto? Sicuramente, ma stavolta è andata così, per Magic 40 ci risentiamo.
Revisione a cura di Walter Zarà