Report PauperGeddon Pisa 2022
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Quanto tempo… è passato davvero tanto tempo dall’ultima volta che ho visto pubblicare un report; forse troppo tempo, quindi, grazie alla tenacia del buon Matteo Manchi e di tutto il team di IMJ, ho trovato la giusta spinta per provare a interrompere la lunga assenza dei report.
Questo, però, non sarà un report schematico, dove saranno i numeri ad essere i protagonisti, ma cercherò di presentarvi le scelte e le decisioni interessanti che mi si sono presentate già nella preparazione e nella gestione di quello che alla fine è stato il Paupergeddon dei record.
Inizio questa storia con un ringraziamento: a Gianluca Boose per avermi dato la possibilità di gestire l’evento e per essere stato un organizzatore davvero disponibile, ricettivo ai feedback e premuroso nei confronti dello staff arbitrale.
Before the tournament
Per un buon torneo ci vuole un buon piano e per un buon piano occorre una buona preparazione. La prima informazione fondamentale per riuscire anche ad avere idea dello staff da cercare sono le dimensioni dell’evento: l’ultimo Paupergeddon a Milano era andato sold out nel giro di pochissimo, esaurendo tutti i 200+ posti a disposizione, quindi la proiezione per Pisa era quella di un torneo davvero di dimensioni interessanti! Il limite di posti è stato stabilito in base alla capienza della sala e, dato che molto probabilmente si sarebbe reso necessario il nono turno di svizzera (che scatta al 227 giocatore) è stata presa la decisione di anticipare l’orario di partenza alle 10 della mattina. Il torneo prevedeva, inoltre, l’assegnazione dei Bye ad alcuni giocatori, ricordatevi di fare riferimento alle MTR per il corretto calcolo dei turni di svizzera!
Stabilito il limite di posti a 300, tenendo qualche posto extra di margine (perché si sà… siamo buoni) e deciso che il torneo sarebbe stato a REL Competitive, ora bisognava effettivamente dimensionare lo staff. La decisione finale è stata quella di avere 8 Floor Judge autonomi, oltre allo Score Keeper (Nijo, direttamente dal negozio Dungeon Street) ed il sottoscritto in qualità di Head Judge.
Nel dimensionare lo staff abbiamo tenuto conto di tutti i vari giri di pause (non di sole regole vive il Judge): per circa un terzo del torneo lo staff sarebbe stato ridotto di circa un terzo; inoltre ciò che ci aspettava era un torneo d’estate, decisamente lungo date le previsioni, e quindi stancante anche a livello fisico. Ad averla spuntata dopo una lunga e davvero dura selezione sono stati (rigorosamente in ordine alfabetico, sì col nome):
- George Gavrilita (L2)
- Jacopo Strati (L2)
- Luca Cafaggi (L2)
- Matteo Brutti (L2)
- Matteo Di Gangi (L1)
- Matteo Manchi (L1)
- Sandro Manfredini (L2)
- Vuk Gavrilović (L2)
Una volta definita la squadra, è venuto il momento dell’assegnazione dei vari compiti. Una cosa che ho trovato piacevole e quindi ho deciso di riproporre in prima persona è quella di chiedere a ciascun elemento dello staff le proprie preferenze, per cercare di creare un motore in grado di muovere il torneo con ogni pezzo al posto giusto. D’altra parte una squadra di calcio con 11 attaccanti non è detto possa essere la migliore tra le strategie!
Credits Paupergeddon Pisa 2022
During the tournament
Finalmente il torneo parte, e, come prima cosa, ci sono da gestire il bye (grazie al WER è una cosa fattibile) e qualche no show. Spendo due parole riguardo i no show: in passato un’argomentazione fornita dal nostro SK Supremo Federico Calò, mi ha decisamente convinto della bontà della soluzione di non riaccoppiare i presenti e droppare al via i mancanti quando il torneo prevede l’iscrizione col pagamento anticipato. La motivazione è che quel posto è stato effettivamente pagato da quella determinata persona, che potrebbe in effetti arrivare prima della fine del primo round e avrebbe diritto a partecipare all’evento. Pertanto, anche in questo torneo la decisione è stata quella di droppare i no show (poco più di una dozzina) solo al termine del primo round.
Ma, se siete arrivati sin qui a leggere, di sicuro vi aspettate i particolari succosi, i problemi, le bombe pronte ad esplodere… bene non vi lascerò a bocca asciutta.
All’inizio del terzo round un giocatore si avvicina allo stage facendo presente che il suo punteggio non era corretto: aveva 3 punti in meno di quanti avrebbe dovuto. Indagando sulle motivazioni… beh non è stata colpa del nostro compianto ma qui redivivo WER, ma è avvenuto un errore da parte nostra. A causa di una mancanza di comunicazione, è stato detto ad entrambi i giocatori che per qualche motivo non si erano seduti all’inizio del secondo round assieme al tavolo che entrambi avevano vinto perché non avevano l’avversario…
Ora come risolviamo la situazione? Di certo non vogliamo fermare 300+ giocatori che hanno appena iniziato a giocare… quindi a caldo la mia soluzione è stata quella di affidarmi ad un metodo che avevo già sperimentato in passato e sapere funzionare (anche se laborioso per lo stage): ho mandato a giocare questo giocatore e al computer abbiamo esploso il tavolo del turno incriminato assegnando ad entrambi i giocatori la vittoria e poi reinserito a mano tutti i tavoli del turno in corso.
Questa operazione è stata compiuta nel giro di 35 minuti circa senza impattare sul torneo, grazie all’abilità dello SK (grazie Nijo).
Una volta terminato, però, con l’aiuto di Matteo Manchi, abbiamo rianalizzato la situazione a mente fredda. Stavamo usando il WER, ma con numeri DCI fittizi, quindi avremmo semplicemente potuto reiscrivere il giocatore con un nuovo numero DCI assegnandogli i punti corretti (aveva ricevuto un bye al primo round) e mandarlo a sedere droppando la sua precedente controparte. Tempo stimato per questa operazione: 2 minuti.
Con Matteo ho parlato molto di questa situazione e siamo arrivati alla riflessione che in momenti di stress, spesso ci rifugiamo nelle procedure che sappiamo per certo funzionare e che è molto difficile in quei momenti valutare le opzioni che derivano da un pensiero “outside the box”. La lezione che penso possiamo trarre (almeno io la ho portata a casa) è che dare suggerimenti è sempre consigliato, può essere che si dica una castroneria, ma pazienza: in quel caso sarà scartata, ma può essere che esca una nuova soluzione, più performante di tutto ciò cui siamo abituati.
C’è un’altra situazione che mi piacerebbe condividere, questa volta che ha effettivamente impattato per qualche minuto sul tempo del torneo.
Al termine di un round vengo chiamato da Sandro: al tavolo che stava seguendo i giocatori hanno ammucchiato pensando di essere in corso della loro seconda partita, quindi durante i turni addizionali hanno deciso di chiudere prima perché il giocatore sotto di un game non avrebbe potuto vincere. Il problema è che dopo avere raccolto le carte si sono ricordati che quella non era la seconda partita, bensì la terza: entrambi avevano dimenticato che in realtà il punteggio era sull’1 pari!
Dovevamo quindi decidere come gestire la cosa. Il giocatore che pensava di essere sotto (lo chiameremo Giocatore A) sosteneva di aver ammucchiato perché tanto lui non poteva chiudere la partita, che era in una situazione di stallo e quindi chiedeva che venisse assegnato un punto a testa e dichiarato un pareggio relativamente l’ultima partita, il suo avversario (lo chiameremo Giocatore B) d’altro canto sosteneva di avere possibilità di riuscire a vincere quell’ultima partita con le carte che aveva a disposizione in mano, ma di avere accettato di ammucchiare perché tanto sarebbe stato comunque vincitore.
Sandro ha fatto un ottimo lavoro dandomi una informazione importantissima: il giocatore che pensava di essere sotto prima di ammucchiare ha chiesto al Judge “cambia qualcosa per il mio avversario se il risultato è 1-0 o 2-0?”
È stata questa l’informazione che mi ha fatto prendere la decisione finale: quella terza partita era stata concessa, pertanto avevamo un vincitore, Giocatore B per 2-1. Qui però la discussione è andata avanti: Giocatore A ha iniziato a richiedere, insistentemente ma comunque entro i limiti del rispetto di una conversazione educata, al suo avversario il pareggio sino a farlo sembrare convinto. Non ho tuttavia accettato questo risultato subito: ho deciso di prendere da parte Giocatore B per parlarci da solo. Non volevo che concedesse il pareggio solo per “pressione sociale” se non era effettivamente qualcosa che sentiva, quindi gli ho parlato molto chiaramente: “Oggi ricopro il ruolo di HJ del torneo, e, in quanto tale, è mia responsabilità prendere decisioni in situazioni simili. La mia decisione è che tu hai vinto, ed è mia, tu non sei in alcun modo antisportivo ad accettarla. Vorrei sapere se sei davvero convinto di accettare il pareggio, senza doverti confrontare con alcun tipo di pressione, quando torneremo al tavolo sarò io a confermare la mia precedente decisione.” Beh il giocatore è stato veramente un esempio di fair play, mi ha risposto che in fin dei conti anche lui aveva scordato di aver perso un game, quindi si sentiva in parte responsabile dell’errore e che gli sembrava corretto registrare l’incontro come un pareggio.
Da questo episodio mi piace pensare di aver vissuto un esempio di ciò che va al di là della mera “investigation”, da regole e policy, ma di cercare sempre di tenere a mente che si ha a che fare con delle persone, che i comportamenti sono riflesso di emozioni e che non tutto può essere semplicemente affrontato “documenti alla mano”.
Thoughts after the Tournament
Questi sono stati i casi decisamente più interessanti del torneo, ma prima di chiudere vorrei sottolineare un aspetto che ritengo molto importante quando ci troviamo a dover gestire un evento di dimensioni significative con uno staff arbitrale piuttosto nutrito.
Il successo dell’evento è dovuto al funzionamento di tutta “la macchina” staff, con dimensioni simili non è possibile pensare di avere sempre tutto sotto il nostro costante controllo come quando gestiamo gli eventi in autonomia o con un altro collega.
Ritengo sia fondamentale delegare le varie responsabilità, assegnare obiettivi e richiedere aggiornamenti (beh se siamo HJ dobbiamo sapere cosa sta succedendo in sala!), ma anche lasciare che i vari responsabili possano creare ed aggiustare il loro personale piano per raggiungere gli obiettivi che abbiamo richiesto. Da HJ possiamo chiedere al nostro staff quali sono le loro preferenze, obiettivi ed eventuali necessità, così da mettere ciascuno esattamente dove vorrebbe stare.
Lo stesso aspetto può essere visto anche dall’altro lato: l’HJ si fida dei suoi arbitri, sentiamoci liberi di chiedere, di muoverci all’interno dell’autonomia del ruolo assegnato, d’altra parte siamo stati scelti per essere parte dell’evento!
Ci tengo quindi a chiudere con un ringraziamento a tutti i judge che mi hanno accompagnato in questa avventura al Paupergeddon, ciascuno di voi ha partecipato in modo significativo a rendere la giornata un successo.
Spero di non avervi annoiato troppo: niente numeri, regole o policy, ma mi auguro di essere riuscito a fornire una lettura interessante.
Un saluto,
Chiasso
Revisione a cura di Eleonora Siorpaes