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Customer Service parte 2: Come rispondere ai giocatori
Articolo del 21-4-2015 a cura di Dimagli Florenzo
Dimagli Florenzo

Tag: Crescita personale Customer Service best practices



È con grande entusiasmo che metto a disposizione i miei appunti di studio e le considerazioni derivanti dalla mia esperienza, con la consapevolezza che un arbitro necessita di grandi accorgimenti e notevoli aiuti sia per migliorare la propria prestazione, sia per rispondere alle molteplici difficoltà che il ruolo comporta.

L'arbitro è tenuto a prendere decisioni importanti in frazioni di secondo, spesso senza la possibilità di tornare indietro e, tra queste, vi sono ovviamente quelle legate alle regole o alle policy.

Uno dei compiti principali di un arbitro è far rispettare le regole. Ciò permette una gestione seria della competizione e promuove lo sviluppo di quella mentalità e di quella cultura sportiva volta al "fair play" (gioco leale). È fondamentale, a tal fine, sviluppare le nostre abilità nella COMUNICAZIONE, per favorire il passaggio da un'obbedienza passiva a un'accettazione consapevole delle regole frutto della comprensione. Passare da una regola vissuta come repressiva, a una regola capace di offrire uno spazio di libertà, diventa un processo utile e formativo per tutti.

Per sviluppare le nostre abilità nella comunicazione, dobbiamo prima di tutto comprendere profonda differenza tra parlare e comunicare. L'equivoco è spiegato dal fatto che chi parla si pone su un piedistallo della comunicazione senza necessariamente preoccuparsi di colui che ascolta. Comunicare significa far capire agli altri il nostro messaggio con la comunicazione verbale e non verbale. Quando sentiamo parlare di comunicazione, la nostra mente pensa al linguaggio tradizionale sottovalutando tutti gli altri strumenti che utilizziamo per trasmettere o per dare più forza al nostro messaggio. Quindi dobbiamo imparare a curare oltre alle parole, anche il tono della voce ed il linguaggio non verbale (la gestualità, la posizione del corpo, la mimica facciale, il sorriso, il contatto visivo, ecc.) Bisogna ricordarsi che mettiamo sui piatti di un'ipotetica bilancia due pesi:
  • COSA DICO: vale a dire il contenuto del messaggio
  • COME LO DICO: toni di voce e linguaggio non verbale

Il secondo piatto peserà 13 volte più del primo (93% verso 7% delle parole).

In definitiva, comunicare significa fondamentalmente osservare una serie di piccoli dettagli comportamentali che possiamo sintetizzare nei seguenti 8 punti:

  1. CONTATTO VISIVO: abilità nel cercare il contatto visivo con tutti i partecipanti (entrambi i giocatori quando veniamo chiamati al tavolo, con la "sala" se il messaggio è destinato a tutti). Evitare lo sguardo nel vuoto o diretto solo su alcuni. Esprimere un contatto visivo sicuro.
  2. SORRISO - APERTURA: trasmettere una percezione di proiezione verso l'ascolto.
  3. GESTUALITA': abilità nel dare forza al messaggio con una gestualità spontanea e disinvolta
  4. POSTURA E MOVIMENTI: esprimere sicurezza e padronanza della sala attraverso una posizione eretta e con movimento disinvolti. Evitare le posizioni insicure di appoggio e i movimenti nervosi.
  5. PERSONALITA' - ENTUSIASMO: esprimere la propria personalità ed i propri punti di forza senza inibizioni, manifestare quella passione che ci ha spinto a sostenere l'esame di arbitro in ciò che si dice.
  6. VOLUME E TONO DI VOCE: abilità di usare un volume adeguato e tonalità variabili. Evitare di parlare sottovoce e con tono monocorde.
  7. LINGUAGGIO – NON PAROLE – PAUSE: usare un linguaggio semplice e nello stesso tempo tecnico, in modo naturale, incisivo e sintetico. Evitare le "non parole" e l'uso dello slang del giocatore "pro", che pur caratterizzato da estrema comunicatività e immediatezza, non ci garantisce che tutti conoscano il significato preciso di quei termini. Dare forza al discorso con le pause
  8. GESTIONE STRESS: abilità nel gestire la propria emozione utilizzandola produttivamente

Sapersi presentare e creare, fin dall'inizio, una immagine positiva di sé curando questi piccoli dettagli comportamentali è un requisito importante: l'arbitro, nel contesto di una competizione, è il soggetto con il margine d'errore più basso, anche se purtroppo a volte sbaglia perché rimane un essere umano e come tale soggetto all'errore involontario. Se poi a tutto questo, aggiungiamo l'utilizzo di un metodo per favorire un ASCOLTO ATTIVO alle domande che ci vengono poste, la possibilità di sbagliare verrà notevolmente ridotta.

Il metodo: bisogna accompagnare il giocatore che ci pone una domanda nella sua formulazione. In particolare, la domanda va scomposta nei suoi elementi costitutivi e va ricondotta, dal punto cui essa vorrebbe rapidamente approdare, al punto dal quale si origina. Spesso la domanda va riarticolata a chi ci chiede delle risposte, sotto forma di più domande che permettano di ricostruire tutti quei passaggi che, nella formulazione originaria, erano state bypassate. Per farlo bisogna stare attenti alle seguenti insidie: consigliare, offrire suggerimenti, interpretare. Il regolamento di Magic è costituito da più tasselli coniugati o subordinati tra loro, ciascuno intrinsecamente valido e fondamentale. Non poche volte accade che nella domanda il giocatore si dimentichi o consapevolmente ometta, uno o più tasselli, rimandando a scarsa attenzione o astuta manipolazione. E' nostro compito quello di tenere sotto controllo in fase d'ascolto che questo non avvenga.

Le domande che ci vengono fatte quando espletiamo il compito di ufficiale di gara, possono essere principalmente classificate come domande chiuse e domande aperte. Nelle domande chiuse si può rispondere con un SI o con un No. Queste domande iniziano sempre con un verbo e servono in genere ad ottenere un consenso parziale per rafforzare la propria giocata. Da queste domande un SI o un NO da parte nostra è il preludio della giocata successiva del giocatore. Le domande  aperte invece,  permettono  una  vasta  gamma  di  risposte: queste  domande iniziano  sempre  con  un  avverbio  (Perché,  Come,  Cosa,  ecc.)  ed hanno  lo  scopo  di raccogliere informazioni o influenzare la risposta dell'arbitro. In entrambi i casi, utilizzare il metodo descritto sopra, ci permette di rispondere influenzando il meno possibile la partita in corso. Anche nel caso in cui una domanda sia nociva (ossia le domande che potrebbero trarre in inganno l'arbitro, poiché forniscono informazioni errate/parziali e falsi presupposti tali da minare la stessa sincerità della risposta o condizionare la giocata dell'avversario), questo metodo ci permette di prendere del tempo per elaborare la nostra risposta o il da farsi (intraprendere un'investigation, ad esempio). Ricordatevi che l'arbitro usa grandi quantità di energie psicofisiche all'interno di ogni singola manifestazione e in ogni chiamata al tavolo, deve gestire l'emozione e la stanchezza. In determinate circostanze, il binomio emozione – stanchezza, distrugge il ragionamento. Meno noto ai più è forse che sia una riduzione dell'emozione, che uno stato di completo relax possono costituire una fonte ugualmente significativa di comportamento irrazionale. Quindi ben venga un metodo che ci consenta di stabilire attraverso una riformulazione della domanda gestita da noi i giusti tempi per poter rispondere concentrati.

Es. "Judge, ma se lui gioca X ed io in risposta gioco Y, vinco la partita?"

Questa è la classica domanda di tipo chiusa, ma nociva (potrebbe essere utilizzata per un bluff e non far giocare X all'avversario). Ricordiamoci che la caratteristica della comunicazione è quella di interrompere il reale. Quindi qualunque sia l'esito della risposta o la bontà della domanda, la partita ha già subito una compromissione. Il nostro compito di ufficiale di gara non è quello di esonerarci da una risposta con un generico "Non posso risponderti per non suggerirti" o frasi similari. Ma, quello di accompagnare il giocatore a ricostruire la domanda con tutti quei passaggi che ha bypassato per poter individuare la lacuna regolamentare e rispondere correttamente:

"Chi è il giocatore attivo?"

"Punti vita?"

"Qual è la situazione in gioco?"

"La carta X che tipo di carta è, costo ed effetto?"

"La carta Y che tipo di carta è, costo ed effetto?"

"Ti guido nella risoluzione di Y: farebbe questo, dal controllo degli effetti base di stato accadrebbe questo, ecc."

Più domande vengono poste per evidenziare tutti i tasselli coniugati o subordinati tra loro del regolamento, più si evita l'errore di scivolare nelle insidie della domanda: consigliare, offrire suggerimenti, interpretare, dare un vantaggio psicologico ad uno dei due giocatori.

Non bisogna trascurare nemmeno un secondo aspetto: se, nella prima parte della risposta, con l'ascolto attivo si cerca una condivisione con l'interlocutore facendo perno anche sull'empatia, nella parte finale della risposta, bisogna rimarcare l'Autorevolezza. La forza comunicativa dell'arbitro non dovrebbe lasciar spazio a repliche se non quella dell'appello all'HJ. Gli errori più comuni che bisogna evitare quando si gestiscono eventuali obiezioni dopo il nostro intervento, sono quelli di tentare un inutile coinvolgimento o persuasione, farsi forza dichiarando che la decisione non è nostra, parlare troppo e giustificarsi.

In conclusione, non bisogna mai dimenticare che nel momento in cui è prevista la figura dell'ufficiale di gara in una competizione, i giocatori che si iscrivono a quel determinato torneo hanno ceduto il diritto di regolamentare in proprio e in maniera autonoma l'attività ad un terzo che si riconosce come l'autorità preposta al rispetto delle regole, all'emanazione delle sanzioni ed a decretare il vincitore. Altrimenti non ha più senso la competizione stessa, perde di sostanza.